La banca dati audiovisivi

Sembra incredibile, ma qualcuno si sta muovendo nella giusta direzione dopo quasi cinquant’anni di emittenza. Infatti sarebbe in discussione al Senato un Disegno Di Legge volto a istituire una banca dati unica fonogrammi per tutti gli artisti, disegno volto a ottenere un unico criterio di calcolo per la corresponsione agli artisti delle competenze per l’utilizzo dei medesimi da parte degli Utenti (quindi anche Radio e Televisioni Locali).

Qualcuno (un Senatore della Lega) sembra essersi reso conto che non si può navigare in un mare di incertezza, in cui ogni nocchiero (cioè ogni collecting) sente il vento a modo suo, e applica agli Artisti valutazioni diverse circa i loro compensi.

In realtà, non v’è alcun bisogno di stabilire criteri da applicare a seconda di Artisti o Società di Gestione di tali Diritti (che siano “connessi” o “d’Autore”), perché per esempio se si stabilisce che per ogni fonogramma va riconosciuta una somma X, è evidente che gli Artisti più utilizzati percepiranno di più.

Ma il problema è un altro. Il problema sono le società di Collecting. Mentre ce ne sono alcune “oneste” e che si sono preoccupate di applicare cifre realmente di mercato circa le licenze che concedono, ce ne sono altre che invece se ne vanno proprio per fatti loro.

Andrebbe regolamentato anche il settore delle Collecting. Guardate come fanno per esempio in Svizzera. Là, a quanto sembra di capire, ci sono diverse Società, e l’Utilizzatore può scegliere una o l’altra qualunque sia l’Organizzazione che tutela gli Artisti che suonano, e poi se la vede quella Società a pagare le altre (perché c’è chi tutela Gigi ma non Anna, e poi c’è quell’Artista che nel suo disco ha le musiche scritte da uno, i testi da un altro e via discorrendo.

Leggete qui: https://www.swisscopyright.ch

Andrebbe poi spiegato ad alcune società di collecting, laddove fossero in buona fede a far ciò, che nelle fatture non dovrebbero aggiungere la voce “spese amministrative”. Intendiamoci: ci sta che tu applichi spese di questo tipo, ma devi farlo verso i tuoi SOCI e non verso gli UTILIZZATORI.

Anche in questo caso, abbiamo preso a modello la Svizzera: https://www.swisscopyright.ch/it/proventi-e-ripartizione/flusso-di-denaro/spese-amministrative.html

E poi, c’è qualcuno che si è inventato di chieder soldi PER OGNI CONCESSIONE. E se la mia società editrice ne ha quattro, di concessioni? L’UNICA COSA CHE DEVE FARE FEDE E’ IL BILANCIO, NON IL NUMERO DI CONCESSIONI.

Di questo passo qualcuno finirebbe a decidere di poter disporre sul colore dell’intimo che indossano gli editori radiotelevisivi (in Italia).

Direte voi: ma è la Svizzera e non fa parte dell’Unione Europea, quindi là non si applica la Direttiva Barnier. E chi lo ha detto? Fatevi una passeggiata online sul sito che vi abbiamo linkato, e diteci se quel tipo di legislazione non appare molto più seria di quella italiana.

Un’ultima considerazione, infine. Gli Artisti prendono pochissimo dalle case discografiche. E ancor meno dalle Società di Collecting. Come vengono distribuiti i proventi della musica verso gli Artisti? Più o meno funziona come nelle case editrici. A chi ha scritto il libro va al massimo il 15% del prezzo di copertina.

Amazon paga meglio.

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