La Concessione

Da qualche parte sul web abbiamo letto che un eventuale spegnimento dell’FM non darebbe titolo alle radio per avere quello che per le TV è stato chiamato “indennità di rottamazione” perché -a differenza delle TV- le frequenze radio non sono state mai “assegnate”.

Ebbene, ci chiediamo allora quali siano le differenze fra Radio e Tv al giorno d’oggi. Innanzitutto, va detto che le Radio sono le uniche ad essere rimaste “Concessionarie” (tanto che ogni anno pagano il “canone di Concessione”) mentre le TV passate al “Digitale Terrestre” posseggono solo una “Autorizzazione”.

Nell’Ordinamento del Diritto italiano, una Concessione è il provvedimento amministrativo con cui la pubblica amministrazione conferisce ex novo situazioni giuridiche soggettive attive al beneficiario, ampliandone la sfera giuridica. Nel caso in esame, le Concessioni e le Autorizzazioni sono disciplinate dal Diritto Amministrativo.

E’ vero che la Pubblica Amministrazione può revocare in qualsiasi momento le Concessioni per motivi di Pubblico Interesso o per inadempimento del Concessionario.

Ma c’è un altro modo che è previsto dal Diritto per sciogliere un “patto” di tale genere e cioè l’inadempimento del concedente.

Per inadempimento della società aggiudicatrice, le conseguenze dello scioglimento anticipato del rapporto concessorio trovano disciplina nel comma 4 dell’art. 176, secondo il quale “Qualora la concessione sia risolta per inadempimento della amministrazione aggiudicatrice ovvero quest’ultima revochi la concessione per motivi di pubblico interesse spettano al concessionario:

  1. a) il valore delle opere realizzate più gli oneri accessori, al netto degli ammortamenti, ovvero, nel caso in cui l’opera non abbia ancora superato la fase di collaudo, i costi effettivamente sostenuti dal concessionario;
  2. b) le penali e gli altri costi sostenuti o da sostenere in conseguenza della risoluzione, ivi inclusi gli oneri derivanti dallo scioglimento anticipato dei contratti di copertura del rischio di fluttuazione del tasso di interesse;
  3. c) un indennizzo a titolo di risarcimento del mancato guadagno pari al 10 per cento del valore delle opere ancora da eseguire ovvero, nel caso in cui l’opera configurazione del contratto di concessione 113 abbia superato la fase di collaudo, del valore attuale dei ricavi risultanti dal piano economico-finanziario allegato alla concessione per gli anni residui di gestione”.

Ma c’è un’altra possibilità. il recesso della parte danneggiata da circostanze sopravvenute, imprevedibili ed eccezionali che abbiano alterato l’equilibrio economico-finanziario originario ed alle quali le parti non siano state in grado di far fronte con un nuovo accordo che quell’equilibrio abbia ripristinato (art. 165, u.c.).

Orbene, tutti ricorderete che nella Legge Mammì era previsto un fantomatico piano di assegnazione delle frequenze; la qual cosa non ha mai avuto luogo, e di certo potrebbe rappresentare un ben valido motivo di contestazione avverso la P.A. che in un certo momento decidesse di revocare le Concessioni Radio.

Senza considerare i grandi investimenti fatti per conquistare una frequenza soprattutto dai grandi player Nazionali. Pensate, ci consta addirittura che alcuni notai abbiano trascritto nella vendita la stessa frequenza dell’impianto compravenduto, e questo nonostante in termini di Diritto la frequenza sia una “res nullius” (cosa di nessuno, non vendibile e non acquistabile) perché di “proprietà” solo dello Stato.

E’ opinione di molti che alla falcidia delle emittenti TV locali a cui si andrà incontro con i risultati del nuovo bando (che scade il 21 settembre p.v.) da cui usciranno i sopravvissuti fornitori di contenuti per il DTT, possa seguire qualcosa di analogo per l’FM.

Eppure l’FM non serve per veicolare internet, non fa gola a nessuno, serve solo per irradiare in regime di località. Quindi calza a pennello per l’emittenza locale.

Come finirà? Staremo a vedere. Assoradio tutelerà come sempre tutti i suoi iscritti. Iscrivetevi e fate iscrivere i vostri colleghi a questa associazione. Costa solo 20 euro l’anno.

E poi, ricordate una cosa: chi ha erogato le concessioni è lo scomparso Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni…

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